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Presentazione

CHI SONO

   Scrivo di enogastronomia,ricerca, filosofia e antropologia del cibo. Sono conosciuta sui social con le mie pagine "Sapori e Parole...

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Nuovo progetto editoriale work in progress. C'è ancora tanto da fare, ma la prima bozza è quasi pronta. Oltre al libro, sono in fase di progettazione una serie di incontri ( ancora da decidere se in presenza o online)  dedicati alla conoscenza dei mieli, alla loro storia ed al loro impiego in cucina. 

Tagliolini di pesce di Michel Roux Jr


Dosi per 2 porzioni

Ingredienti

400 g di vongole

500 g di cozze

2 cucchiai di olio d'oliva

1 scalogno tritato

1 cucchiaino di semi di finocchio

2 spicchi d'aglio tritati

50 ml di pastis

150 g di gamberi crudi sgusciati

4 cucchiai di Crème fraîche (potete anche realizzarla in casa con panna, yogurt e limone/aceto per far cagliare il composto)

300 g di tagliolini freschi oppure 180 g di tagliolini o tagliatelle secchi

Una manciata di erbe aromatiche (prezzemolo, erba cipollina, cerfoglio), tritate finemente

Succo di 1 limone

Sale e pepe nero

Procedimento 

Lavare bene le vongole e le cozze in acqua fredda e scartare quelle rotte o che non si schiudono. Rimuovere l'eventuale 'barbetta' delle cozze.

Scaldare l'olio d'oliva in una padella grande; aggiungere lo scalogno, i semi di finocchio e l'aglio e far rosolare finché non iniziano a colorirsi. Aggiungere le vongole, quindi le cozze. Versare il pastis, coprire la padella e lasciare sul fuoco per cinque/ sette minuti finché tutti i gusci non si saranno aperti. Fare attenzione a non cuocere troppo i molluschi.

Versare tutto in uno scolapasta posto sopra una ciotola, quindi passare il liquido di cottura attraverso un setaccio fine o un colino rivestito di mussola. Estrarre il frutto dalle cozze e dalle vongole, lasciandone qualcuna nel guscio da usare come guarnizione. Versare il liquido di cottura nella padella, portare a ebollizione e far andare per cinque minuti. Unire i gamberi e la crème fraîche, quindi, quando i gamberi saranno diventati rosa, aggiungere le cozze e le vongole.

Portare a ebollizione una pentola d'acqua e versarvi due cucchiai di sale. Cuocere la pasta al dente, poi rapidamente aggiungere la pasta alla pentola dei crostacei e mescolare bene. Unire le erbe tritate e guarnire con alcune cozze e vongole con il guscio. Condire con succo di limone, sale e pepe. Servire subito



 

Grazie

Tornare ad occuparmi di cucina,  prima da alunna e ora da insegnante, mi ha fatto riflettere. Credevo che nulla fosse più importante che salvare vite, ora - con la saggezza dell'età matura - capisco che non è così. Non c 'è lavoro meno importante di un altro se ciò che fai lo fai per e con passione, e se è utile e rende felici altre persone oltre te. Per questo sono felice di aver avuto l' opportunità, chiusa la prima parte della mia vita, di aprire la seconda vivendola con quella che - per note ragioni genetiche e affettive - fa parte del mio essere. Relazionarmi con gli chef, rientrata nel loro mondo dopo tanti anni, mi fa sentire a casa. Ringrazio gli amici che mi hanno accolto con entusiasmo e mi hanno convinto a continuare su questa strada, a "riprendere la penna in mano" tornando a scrivere articoli, a creare ricette, a dare consulenze, a fondare "Honey Gourmet Alliance"  (circondata da un team fantastico di professioniste internazionali), organizzare  Showcooking, e anche a diffondere la cultura dei mieli in cucina ( che si sta rivelando un vero successo,  in Italia e all'estero). Ringrazio tutti gli amici Chef, ringrazio gli amici apicoltori che mi mandano i loro mieli perché crei ricette personalizzate, apposta per loro, ringrazio tutti coloro che si rivolgono a me con una gran voglia di sapere, di imparare ed organizzare eventi  per portare a conoscenza di un pubblico sempre più vasto, attento e interessato quelli che sono i mieli e le loro infinite sfaccettature. Last, but not least, grazie a Gianfranco,  mio marito: senza di lui non mi sarei mai appassionata ai mieli e questi non sarebbero mai stati il punto di partenza per rientrare nel mondo dell'alta cucina. Ma grazie anche a chi mi segue, incentivo fondamentale e importantissimo per continuare a lavorare. ❤️

RISOTTO ALLO ZAFFERANO CON MEDAGLIONI DI ARAGOSTA E MIELE DI ASFODELO




Acquisto dei medaglioni di aragosta e li metto a scaldare in padella con un po' d'olio, nel quale ho cura di sciogliere lo zafferano. Soffriggo un po' scalogno tritato nel burro, a fuoco basso, finché non diventa trasparente. Quindi unisco del buon riso Carnaroli, lo tosto per circa 1 minuto e sfumo con vino bianco; lascio evaporare il vino, aggiungo lo zafferano ancora caldo e continuo a mescolare finché il riso prende il colore. Quando è quasi pronto spengo la fiamma e vado a mantecare con miele di asfodelo  e parmigiano. Servo con i medaglioni di aragosta delicatamente appoggiati sopra.

Entrée o portata?



 Un delizioso entrée o una portata leggera e gustosa? 🤔

Occorre della burrata di ottima qualità, lavorata a crema. Una bietola rossa al forno. Zeste di arancio. Ottimo olio evo. Pistacchi tostati. Miele di arancio. Si assembla in piatto con alla base una fetta di barbabietola al forno, poi un paio di cucchiai di burrata,poi due fette di barbabietola e si finisce con zeste d'arancia e pistacchi tritati. Si completa con olio evo e miele d'arancio. 

Facciamo l'upgrade del pollo arrosto?



Un piatto davvero comune e troppo spesso bistrattato, rovinato da catene di cibo spazzatura, fanno perdere anche la voglia di vederlo nel piatto. Eppure... il pollo arrosto può diventare delizioso e tornare a farsi desiderare ed apprezzare grazie all'ingrediente giusto. Quale? Il miso giapponese! Due ragioni: ha un profondo umami e trattiene l'umidità . Sono sufficienti? Direi proprio di sì, provare per credere. Cos'è il miso ? Semi di soia fermentati, con sale e koji ( un fungo del riso). Di solito lo si usa per dare corposità a zuppe e salse, io lo metto nel pollo arrosto: delizioso!

La sua fermentazione naturale crea una leggera reazione di Maillard, col risultato di avere una crosta ricca e dorata. La succosità migliora notevolmente, durante la cottura. Acquisto pasta di miso e la doso con giudizio. Il segreto è l'equilibrio, non deve mai sopraffare il piatto. Preferisco usare miso bianco ( shiro) obbligatoriamente di buona qualità. Il miso bianco è dolcemente delicato e ha poco sodio. Mai applicarlo direttamente sulla pelle, meglio marinarlo. Di solito lo metto a marinare con miele di acacia ( o sakè o mirin) Oppure lo mescolo a burro, limone e miele di acacia e lo spalmo su tutta la superficie del pollo. Molto elegante e gustoso.

 

EDAMAME



 



Alzi la mano chi non ha mai assaggiato l' edamame! Non è altro che la soia non ancora matura e tra tutti i legumi è quello dal verde più brillante. Ha un contenuto proteico molto elevato, tanto da essere equiparato a quello dell' uovo. Un uovo contiene 6-7 grammi di proteine di alta qualità, 75 grammi di edamame ne contengono 8 grammi ( parliamo di proteine complete, cioè con tutti e nove gli aminoacidi essenziali) e non c' è differenza tra prodotto fresco, congelato o tostato. E' di facile reperibilità nei supermercati ed è un' eccellente fonte di fibre. Si può cuocere al vapore e condire col olio, sale e pepe; la si può aggiungere si cereali, a un' insalata ( dopo averla tostata) al posto delle uova. Si possono frullate i semi e aggiungerli a un classico pesto. 150 grammi di edamame forniscono, da sole il 63% del valore proteico giornaliero raccomandato.Quasi quasi...vale la pena provare!

PATSAVOUROPITA

 





E se vi dicessi....PATSAVOUROPITA?

E' una preparazione a base di pasta fillo, che i panificatori greci usavano per riutilizzare gli avanzi di questa pasta, in quanto va bene anche se non più umida ma secca.

La mia è una versione dolce - salata in cui utilizzo o miele di timo greco o di arancio.

Premetto che preferisco utilizzare pasta fillo surgelata, perché meno umida di quella da conservare in frigo e non voglio pasta umida.

In una padella sciolgo del burro. Fodero con qualche strato di fillo una tortiera quadrata, spennello col burro fuso. Strappo alcuni fogli di pasta e li accartoccio un po', proprio come se fossero stracci vecchi ( infatti torta di vecchi stracci è il nome di questa preparazione). Li butto letteralmente a caso nella teglia. Poi sbriciolo sopra un po' di feta( non tutta perché servirà anche negli altri strati), parmigiano, timo e burro fuso. Procedo così alternando altri strati, finché ho ingredienti. Nell'ultimo strato cerco di tenere gli "stracci" di fillo ben vicini e cospargo di burro fuso. Con un coltello faccio le porzioni ( a me ne vengono 9). Sbatto 2 uova e 150ml di latte intero, quindi verso tutto sopra. Spolvero con timo e semi di sesamo. Lascio riposare almeno 30 minuti, ma anche di più, in luogo fresco o frigorifero. Deve raffreddare bene.

Inforno a 200°C ventilato ( forno già caldo) e cuocio 30 minuti. Sarà pronta quando bella dorata fuori, gonfia e soda all' interno. Faccio riposare 10 minuti, cospargo di miele e servo con una ciotolina di miele a fianco , in modo che ciascuno possa servirsene.

Ogni corso è un viaggio dei sensi

 


In cucina non si finisce mai di imparare ( come diceva il Maestro Gualtiero Marchesi), perciò non smetto mai di seguire corsi. L'ultimo seguito è stato quello tenuto da Franco Pepe ( al quale non servono presentazioni). Un grande maestro ed un alunno appassionato sono ingredienti indispensabili per un perfetto apprendimento. 

Franco Pepe è meraviglioso, mi sono sentita a casa con lui: parliamo la stessa lingua. Mi sono sorpresa estasiata nel sentirlo: anche lui parla di quanto sono indispensabili i cinque sensi in cucina ( e chi mi conosce sa che è  il mio mantra, che lo ripeto all'infinito, instancabilmente ad ogni mia lezione). Ho imparato quanto è importante il tatto per imparare a "sentire con le mani" : sentire la consistenza e la tessitura della farina, sentire la temperatura dell'acqua; e poi il gusto, per assaggiare il sale che abbiamo disciolto nell'acqua; l'olfatto, per odorare il profumo dell'impasto dall'inizio della lievitazione alla fine; la vista,  per vederlo crescere;  l'udito, per ascoltarne il rumore mentre lo si lavora. 

Ho seguito il suo corso ed è stato come vivere in una favola,dove un mago buono ha soffiato la vita in ciò che era inanimato trasformando quelli che fino a un attimo prima erano semplici ingredienti in una creatura piena di vita: l'impasto lievitato. Nulla viene lasciato al caso, le mani si muovono come quelle di un direttore d'orchestra, eleganti, descrivendo nell'aria cerchi di polvere magica, che dosa con sapienza. "Lasciate che l'impasto vi parli e vi guidi facendovi capire come vuole essere lavorato". 

Tutta la cucina,nelle sue infinite declinazioni, è un'arte che vanta grandi Maestri. I veri Maestri non si limitano ad insegnare la pura,  sterile tecnica ( questo sa farlo chiunque), ma ti insegnano ad innamorarti della loro arte così profondamente che diventa parte di te. 


Perché le patate al forno sono più buone al ristorante?


 

 Per preparare un ottimo piatto di patate al forno ( rigorosamente intere) bisogna fare attenzione a consistenza e sapore. Sono fondamentali. Di solito al ristorante sono cotte più lentamente, in modo più uniforme , a temperatura più bassa e più a lungo che a casa. Così l'amido ha modo di idratarsi, esplodere e rendere le patate tenere. La temperatura deve essere compresa tra 150 e 230°C. Quando la forchetta entra facilmente e la buccia raggrinzisce, significa che sono pronte. Se vogliamo essere precisi e disponiamo di un termometro per misurare la temperatura all'interno, questa deve essere vicina ai 100°C, senza raggiungerli n'è tantomeno superarli ( 97-99°C sarebbe perfetto). Importante e' anche il tipo di patata: deve essere amidacea. La si strofina con sale e olio evo e la si cuoce lentamente sulla griglia del forno: avremo così un esterno croccante e un interno soffice. Un frequente errore casalingo è avvolgere le patate nell'alluminio, ciò creerebbe vapore a discapito della croccantezza della buccia: l'umidità intrappolata ci regalerebbe una patata lessa! I condimenti sono molteplici e vanno dai semplici ( burro, panna acida,ecc) ai più fantasiosi. Io amo: formaggio di capra montato con miele di coriandolo, un filo d'olio all' aglio e ceci croccanti e speziati; anche:pangrattato tostato e scalogno fritto, quando voglio qualcosa di croccante 

Il sapore del ri-scatto


 Torna “Il sapore del ri-scatto”, il pranzo solidale all’interno dell’IPM Cesare Beccaria!

L’appuntamento è per domenica 30 marzo 2025 per una giornata a sostegno dei ragazzi e delle ragazze beneficiari dei nostri progetti di area penale e dell’IPM. A deliziare i nostri palati ci saranno nomi d’eccezione della cucina italiana: gli chef @borgheseale, @filippocuoco, @giancarlo_morelli e il maestro pasticcere Andrea Besuschio.

Ma non finisce qui: la nota Casa d’Aste @christiesinc batterà gli scatti d’autore donati alla nostra Fondazione da famosi fotografi durante la sesta edizione dell’asta fotografica “A noi ci frega lo sguardo”. Presto potrai scoprire le foto in asta: stay tuned!

Sarai dei nostri? Prenota il tuo posto per il pranzo entro il 7 marzo: contatta Francesca per scoprire tutte le informazioni (f.benigno@fondazionedonginorigoldi.it | 3382225130)!

La giornata è realizzata in partnership con Christie’s e grazie al sostegno dello sponsor Legance e degli sponsor tecnici Allegrini, @acquapanna_it,@sanpellegrino_it, @logotel_, @nonsolococktails, @specognavini e @the_storygroup.

Torino, Lingotto Fiere


 

Il difficile mestiere del giornalista gastronomico


La figura professionale più amata e odiata da chi opera nel mondo del food è quella del critico gastronomico ( e poiché a pari merito con quella del giornalista gastronomico, parlerò dell'una rivolgendomi implicitamente anche all'altra).  Fatta questa premessa ne faccio un'altra. Un articolo a favore o a sfavore di uno chef o di un ristorante postato sui social da anonimi avventori, che a volte sono solo sedicenti tali e in quel locale non hanno mai messo piede nè hanno mai incontrato lo chef e men che meno assaggiato i suoi piatti, lasciano il tempo e il peso che trovano. L'anonimato conferisce un affascinante potere a chi, voglioso di visibilità, non potrebbe averne altrimenti; dietro una recensione pro o contro scritta con educazione da una " persona perbene" che  esprime il proprio pensiero con garbo e cognizione di causa, c'è una coda di improbabili esperti che tali non sono e di livorosi che si ergono a giudici del lavoro altrui, senza averne gli strumenti per esserlo.

Il giornalista gastronomico, che ha anni di studio ed esperienza nel campo, appartiene alla categoria dei professionisti. Questo è il punto 1°. Punto 2°: non parla tanto per parlare e non scrive tanto per scrivere. Punto 3°: parte senza alcun preconcetto di sorta e con una  mente aperta ad un totale coinvolginento dei sensi; tutti e cinque.

La vista è il suo primo approccio al piatto, cui segue subito l'olfatto, quindi il tatto e l'udito che agiscono contemporaneamente ( con le posate tocca il cibo per sentirne la consistenza ed anche il rumore che fa al taglio), infine entra in gioco il gusto. Al momento dell'assaggio tutti e cinque i sensi si fondono per regalare quella che può essere un'estasi, una semplice buona impressione o una delusione. 

Il bravo giornalista gastronomico, però, non si limita a questo. Vuole conoscere il creatore di ciò che ha assaggiato, la sua filosofia, quali sono le materie prime, da dove vengono e qual è il suo personale rapporto con esse. Insomma, vuole conoscere la "persona", ancora meglio se può farlo prima di sedersi al tavolo, perchè ciò gli permetterà di assaggiare con una mente consapevole di ciò che assaggerà: non solo un insieme di ingredienti, ma anche la storia, la ricerca e lo studio che sono dietro la creazione.

Al giornalista gastronomico potrete raccontare peste e corna dello Chef che andrà ad incontrare, così come potrete magnificargli i meriti: non si lascerà influenzare. E' un professionista serio.  Dire che un piatto non ci piace, è ben diverso dal dire che non è buono. Ad esempio: se mi si serve un piatto a base di agnello, non lo mangerò perchè non mangio agnello. Ciò non mi esime dal notarne l'aspetto, la consistenza, la cottura, ma non potrò mai dire che non è buono perché non l'ho assaggiato.

Il senso del discorso è: mai esprimere giudizi su ciò che non si conosce e su chi non si conosce. Dovrebbe essere una regola di vita, in ogni campo. Purtroppo non è così, complice la possibilità di esprimere i propri pensieri gratuitamente e senza merito alcuno. Prima dell'era social se volevi far sapere al mondo la tua opinione, dovevi scrivere una lettera firmata alla redazione di un giornale e aspettare. Se non avevi detto stupidaggini, se il tuo pensiero era di pubblico interesse e ti eri espresso educatamente, ecco che allora - forse e dopo attento esame - la tua lettera avrebbe avuto qualche chance di essere pubblicata. A Milano diciamo:"Offelee fa el tò mestee" ( letteralmente" pasticciere fai il tuo mestiere", a ciascuno il suo). Parlare è lecito, ma giudicare no; per farlo occorre avere gli strumenti, padroneggiare la materia, averla studiata e conoscerla. Solo in tal caso il giudizio ha valore, altrimenti sono solo chiacchiere da bar.

Quindi, non diamo mai credito alle "voci", al "sentito dire". Ascoltiamo chi del giudizio ha fatto il proprio mestiere per avere un'idea d'insieme e poi verifichiamo di persona; e se proprio vogliamo raccontare la nostra esperienza facciamolo in modo oggettivo, con sano criticismo storico.

Questo è il difficile lavoro del giornalista gastronomico.

 

Importante appuntamento culinario a Providence


 Dal 27 al 30 Marzo 2025

Salsa di coriandolo e peperoncino


 SALSA DI CORIANDOLO E PEPERONCINO 

Occorrono coriandolo fresco e peperoncino fresco , regolandovi in quantità secondo il vostro gusto e col tipo di peperoncino che volete ( 1:1, 2:1, ecc). Io, pur amando il peperoncino piccante, in questa preparazione uso quelli con  piccantezza media, in dosi pari al coriandolo.Tritate tutto il coriandolo, gambi compresi, tritate il peperoncino, tagliate a metà tre spicchi d'aglio.. Quindi frullate tutto insieme , con olio, succo di limone o lime, e sale  fino ad ottenere una crema. Assaggiate per regolare di sale e\o succo di limone o lime. E' pronta. Deve essere servita a temperatura ambiente. Potete conservarla in frigo, in un barattolo o coperta da un foglio di pellicola, ricordando di mescolarla sempre bene prima di servirla.